Fecondazione Assistita
Ruolo della tecnologia riproduttiva nel risolvere i problemi di infertilità
Quando Il concepimento non avviene tramite rapporti sessuali (infertilità), questo può essere conseguito sia nel corpo della donna, trasferendo gli spermatozoi dell’uomo mimando quanto avviene in natura, sia tramite un metodo extra corporeo.
Qui è importante capire che l’uomo libera i suoi gameti (gli spermatozoi) all’esterno del corpo tramite eiaculazione, la donna invece libera i suoi ovociti (ovulazione) all’interno del corpo nella cavità addominale. Per realizzare una fertilizzazione extra corporea è necessario aspirare gli ovociti della donna dall’ovaio, metterli a contatto con gli spermatozoi, e proteggere questo processo mediante un sistema di incubazione che si avvicini il più possibile all’ambiente fisiologico (l’apparato genitale femminile) dove la natura ha disegnato che avvenga la fertilizzazione. La fertilizzazione extra corporea vive di acronimi che spesso disorientano le coppie. Nella lingua anglosassone il termine comune è IVF (In Vitro Fertilization), dove con il tipico sincretismo anglosassone si spiega esattamente che cosa avviene: si sostituisce all’apparato genitale femminile un contenitore artificiale dove possa avvenire l’incontro di uova e spermatozoi. In Italia si è pensato di utilizzare il termine FIVET che significa Fertilizzazione In Vitro ed Embryo Transfer, tecnologia riproduttiva afferente al grande capitolo della PMA (Procreazione Medica Assistita). Il primo aspetto da chiarire è la differenza tra un concepimento in vivo da rapporto sessuale, in vivo da inseminazione intrauterina di spermatozoi, o extra corporeo in vitro, cioè aspirando gli ovociti e trasferendoli al di fuori del corpo della donna perché l’incontro con gli spermatozoi avvenga spontaneamente in una provetta (FIVET, in vitro) o tramite iniezione dello spermatozoo dentro l’ovocita (ICSI – Intra Cytoplasmic Sperm Injection). Vi sono inoltre altri acronimi che indicano la possibilità di diagnosticare alcune malattie genetiche negli embrioni come il PGD (Preimplantation Genetic Diagnosis) che si applica in coppie portatrici di malattie per sapere quali embrioni hanno ereditato il difetto genetico e quali no. Questa metodica viene usata anche per lo studio del corredo cromosomico dell’embrione, purtroppo con risultati ancora incompleti, e si chiama PGS (Preimplantation Genetic Screening).
I metodi della fertilizzazione in vitro sono complessi e quindi questo piccolo capitoletto di chiarimenti potrebbe estendersi per pagine e pagine su congelamento degli embrioni, su cosa vuol dire embrione e cosa vuol dire blastocisti, sul transfer selettivo degli embrioni sulla migliore qualità di impianto, sulla conservazione preventiva di ovociti in età giovanile, ma la principale attenzione va posta sulle prime righe che definiscono con precisione che cosa è una Tecnologia Riproduttiva.
La collaborazione strutturale con il centro spagnolo CRA, Centro de Reproducción Asistida Sagrada Familia di Barcellona.
I pazienti che necessitano di queste metodiche richiedono una preparazione meticolosa per ottenere il miglior tasso di gravidanze e i migliori esiti perinatali.
Lo Studio Semprini si avvale della collaborazione di altri centri italiani e stranieri nell’intento di offrire i migliori risultati possibili. La collaborazione elettiva è con due centri spagnoli situati a Barcellona, CEFER e CRA, che ha inizio più di 30 anni fa perché la Spagna gode di una situazione legislativa e operativa di eccellenza, libera dal caos burocratico e dalla limitativa normativa vigente in Italia. La limitata fatica logistica in termini di tempo e spostamenti a fronte della garanzia dei migliori standard di sicurezza e di risultati è, secondo il Prof. Semprini, del tutto giustificata. Le centinaia di pazienti che hanno realizzato il loro desiderio di gravidanza anche dovendosi spostare in un altro Paese ne è testimone. Basti pensare che i primi bambini nati da questa collaborazione sono ormai uomini e donne con più di 30 anni di età. Dietro questa collaborazione vi è un desiderio di eccellenza, di efficienza, di rispetto, che, seppure con qualche dispiacere, è stato necessario ricreare all’estero per l’impossibilità di poterlo fare nel nostro Paese.
Preservazione della fertilità mediante congelamento ovocitario in giovane età e recupero di fertilità mediante ovodonazione in tarda età riproduttiva
Esplicitare queste due tecniche riproduttive in modo congiunto è fondamentale per capire la straordinaria potenza biologica e capacità riproduttiva dell’ovocita prima dei 30 anni di età.
Questo si traduce, per la giovane donna che non conosce ancora quale sarà il suo futuro riproduttivo, nel beneficio di congelare i propri ovociti, nel caso dovesse ricorrere a una fertilizzazione in vitro in età più avanzata e mantenendo quindi bassa la possibilità di aborto nel primo trimestre e minima la possibilità che il bambino sia affetto da sindrome di Down. Nella maggior parte delle donne in età riproduttiva avanzata, che nel nostro centro indichiamo dopo i 44 anni, viene utilizzato lo stesso principio con gli ovociti di donne di età inferiore ai 30 anni che offrono quindi tassi di gravidanza e sicurezza degli esiti perinatali ottimali. Entrambe queste possibilità sono legali nel nostro paese ma l’ovodonazione, a cui spesso fanno ricorso donne che non hanno un compagno, non può essere realizzata in Italia perché la legge richiede che la donna sia partner di una coppia infertile. Pertanto la maggior parte di queste coppie viene indirizzata verso un centro spagnolo dove non esistono queste difficoltà e preclusioni assistenziali.
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